mercoledì 24 marzo 2010

il saluto


Il saluto, da queste parti (o almeno, nella zona di Turku) é una cosa alquanto rara. Lasciamo ovviamente a parte il fatto di trovare un amico per strada. I rapporti di vicinato sono pressoché nulli, spesso e volentieri i caproni dei miei vicini si girano dall´altra parte piuttosto che fare un cenno con la testa. Non puó essere un fatto di antipatia perché ovviamente non abbiamo mai parlato. Spesso, quando si é nelle vicinanze dell´entrata del palazzo, e si vede che qualcun altro sta per entrare dal parcheggio, chi arriva primo va in ascensore, l´altro si becca le scale (nonostante in ascensore ci sia posto per 4) o viceversa. Non sento mai nessuno che parla in cortile, nemmeno quando le temperature sono piacevoli.

In palazzetto.
Essendo minimo due volte al mese a veder partite (sempre seduta allo stesso posto da 2 stagioni) ormai potrei essere di casa. Nonostante cio´, molti conoscenti fanno ancora finta di niente, e anche a distanza di due metri, non girano mai la testa per il contatto visivo, cosa che all´inizio mi dava un fastidio tremendo. Adesso lascio perdere. Se la squadra di casa sta perdendo e mi metto a battere le mani con un "mennään mennään!!" (andiamo) le facce attonite degli spettatori sulla gradinata davanti mi guardano come se stessi ballando nuda sugli spalti.

Addirittura all´entrata del Börs (discoteca) un paio di settimane fa una ragazza finna (che giustamente, dato che era sabato, non si reggeva in piedi) in fila davanti di noi (bel quartetto di italiani ridenti e assolutamente sobri) ci ha preso per i fondelli per i nostri toni vivaci nel parlare (parole testuali: "this language soo loud").
Qui é 80% sempre tutto pacato, silenzioso, a meno che non sia venerdì o sabato sera. E´sempre più facile scambiare una mail che fare due parole.

Uno ci prova, a fare il carino, a salutare, a cercare di organizzare cene/saune, fare due parole. No. E´ abbastanza deludente dopo due anni essere riuscita ad instaurare rapporti sociali solo con altri italiani che sono qui, pur avendo lavorato, essere andata a scuola (con altri stranieri però) aver giocato a pallavolo (più sport di squadra di questo...). Potrebbe andare avanti all´infinito come discorso, siamo due mondi molto diversi e ai loro occhi noi siamo tutti casinisti, suoniamo il mandolino quando ci facciamo il giro in gondola e siamo pelosissimi. Loro per noi sono tutti biondissimi e altissimi, guidano le slitte e addentano gli alberi con i loro denti pulitissimi.
Abbiamo da imparare entrambi dall´altro in cose diverse... ma nessuno mi aveva detto che era così difficile.

11 commenti:

Maxxfi ha detto...

He he, ricordo ancora quando abitavo in un appartamento a Helsinki, se uscivo di casa in contemporanea con qualche vicino, al rumore della mia porta di casa che si apriva si sovrapponeva sempre il rumore di porta di casa che si chiudeva di qualche altro vicino (e no, non stavano arrivando a casa loro, era proprio una precipitosa retromarcia) :-)

ciu ha detto...

hahahah! a me ormai viene da ridere..

Tuikku ha detto...

Beh, sarà che sono finlandese, ma io, all'inizio, mi sono sentita sola in Italia. Non perché non uscissi o perché la gente non parlasse con me. In pratica, ero sempre circolata dalla gente, saluti, baci, abbracci. Però i rapporti umani, per quanto strettamente si frequentasse, da quanto tempo si conoscesse, mi sono sembrati spesso molto superficiali. Faticavo di trovare qualcosa in comune con le ragazze. Coi ragazzi sì (in effetti, dico sempre di avere la testa di un maschio italiano ;-D), ma poi, l'amicizia fra uomini e le donne è complicato ovunque, soprattutto se in mezzo c'è pure un/a fidanzato/a geloso/a (nel mio caso, l'ex, pur avendo lui stesso una carissima amica, era molto contrario di certe mie amicizie). Quindi, le mie prime amiche vere erano straniere come me. Era facile rompere il ghiaccio parlando delle "stranezze" italiane e cambiando le esperienze.

Perché trovassi delle vere amiche italiane, con le quali confidarmi, c'è voluto più di un anno nello stesso ufficio e una "disgrazia". Le colleghe con le quali magari parlavo dei libri o della musica (il che era già tanto...), mi hanno anche mostrato solidarietà e calore umana tremenda. Una di loro in particolare, ci siamo avvicinate molto in poche mesi. Pure il suo circolo di amici mi ha "adottato", e veramente posso dire che nei miei ultimi mesi in Italia, nonnostante il dolore, mi sono sentita, in certo senso, molto più in casa che nei primi 2 anni.

Quindi, Giulia, l'unica cosa che posso dirti è di non mollare. Per la vita sociale all'italiana (ma io il Börs non lo sopporterei più di 3 minuti da sobria ;-D) forse devi continuare a contare agli altri stranieri. Però per l'altro, è possibile che, ad un ambiente lavorativo diverso e continuando a cercare degli hobby (in Finlandia, ho scoperto, si fa amici soprattutto tramite associazioni e progetti), troverai pure degli amici finlandesissimi.

Anonimo ha detto...

Ciao Giulia, anche´io ho trovato difficile trovare delle vere amiche in Italia. Nonostante sono tutte sempre molto gentili, i rapporti sembrano spesso molto superficiali come scrive Tuikku. È 4 anni che sono qui, spero che un giorno cambia e non mi sento lasciato "fuori"!
Cerciamo di non mollare!

le ombre nel cielo ha detto...

ciao, credo sia semplice questione di prendere le persone così come sono, io sono di Oulu e lì non ho mai avuto problemi nei rapporti con i vicini o con le persone che ho frequentato e frequento, siamo tutti abbastanza vivaci!
credo dipenda molto dalle zone ma non scoraggiarti! ci sono momenti dove questa apparente mancanza di rapporto con le persone può dare fastidio, ma non credo sia persistente e nemmeno che tutti siano così. resta solo da continuare a provarci ;)
in italia a me è successo di non riusscire ad instaurare rapporti con i vicini di condominio al pari..

moikka (:

Ruostevilla ha detto...

Cara Giulia, mi dispiace quello che ti sta capitando. Credo che i finni hanno bisogno di essere incoraggiati, quindi forza, non smettere mai di riprovarci e non ti abbattere! Sono sicura che intorno a te c'e' tanta gente che ti trova simpatica ma magari non trova il coraggio di aprire la bocca - per la paura di non trovare una lingua in comune?
Cmq anche le mie prime vere amiche in Italia sono state "forestiere" come ci chiamavano a BG, e ancora dopo anni, in Piemonte, persone che pur essendo italiane, non erano del posto.
Tsemppia!

Gattosolitario ha detto...

Spesso é un problema fare amicizia con le persone del luogo quando si é expat. Ho storie di amici in USA che fanno solo amicizia con europei, o stranieri che conoscono solo stranieri in Italia.

Dove abito io conosco tutti i vicini e ci salutiamo tutti, ma ho capito di vivere in un condominio strano :D

Se non ti salutano non ti meritano, non ci pensare.

Unknown ha detto...

Gattosolitario, beato lui, deve vivere in un condominio strano, sì. Ma a Uppsala forse, e dico forse, è un po' più semplice che a Stoccolma, dove non ti guarda in faccia quasi nessuno.
Anch'io e il mio compagno troviamo difficile fare amicizia con i locali. Certo, il fatto che io lavori da freelance - quindi non in un normale ufficio, con normali colleghi - e che lui operi in un ambito universitario dove sono quasi tutti stranieri non aiuta. Ma dopo tre anni, di amici svedesi neanche l'ombra. Ci sono alcuni buoni conoscenti che potrebbero diventare amici veri, ma occorre lavorarci ancora. Un collega nonché grande amico di Davide è svedese, sì, ma di origini persiane. Non so, sono arrivata a pensare che certi scarti culturali siano incolmabili. L'idea di Tuikku di provare a cercare amicizie svedesi - anche per sentirsi più integrati - partecipando alla vita di associazioni&co. (volontariato, corsi, hobby, ecc.) mi pare ottima!
Comunque sia, a onor del vero, non è che fare amicizie a Milano, negli anni in cui studiavo, fosse tanto più semplice. Ma almeno al bar o nei negozi la gente era più affabile e meno timorosa!
Ah, stiamo per prendere un cane. Chissà che con il quattrozampe a spasso per i parchi non sia più facile attaccare bottone su un argomento neutro: i nostri amici pelosi ;-)

Candela ha detto...

Ah già, dimenticavo: Gli abitanti di Turku hanno una fama di stare "sulle sue" qui in Finlandia. Magari un po' come, che ne so, senesi (cito un esempio che conosco abbastanza bene) in Italia. Io ci ho studiato e vissuto per 6 anni senza conoscere i "veri" turkuesi, nel mio giro venivamo tutti dal fuori. Ho appena incontrato, dopo tanto tempo, una mia ex compagna degli studi che attualmente, guarda il caso, lavora fra la Finlandia e l'Italia. Lei mi ha detto che una volta laureata non è più tornata a Turku.

Io non mi sono laureata, ma ci sono tornata, ed è stato solo al "secondo giro" che ho conosciuto anche persone nati/cresciuti a Turku. Inoltre, trasferendomi a Helsinki, mi sono resa conto che i miei quasi 8 anni a Turku bastano sì che i turkuesi traslocati qui mi considerino una di loro. Basta dire che abbiamo sempre una barchetta alla marina di TPS a Ruissalo, e che il Juhannus lo faremo dalle parti di Nauvo anche l'anno prossimo, e diventano supersimpatici. Nella loro città ero comunque una "forestiera".

Gattosolitario ha detto...

Confermo che l'associazionismo funziona... un poco ;)

ciu ha detto...

grazie a tutti.. rincuora un pó il fatto che queste situazioni non sono dei casi isolati!